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L'inseguimento dei guerrieri del «bagani» 185


calamus smisurati e da nepentes, che i chinesi, il malese e l’igoroto erano costretti a recidere a colpi di kampilang e di bolo per aprirsi il passo.

Talvolta il suolo diventava improvvisamente pantanoso ed allora dovevano lottare con canne mostruose che avevano invaso anche quei terreni umidi, falciandole a destra ed a sinistra, ed atterrandole con grande strepito.

In mezzo a quelle bassure non era raro d’incontrare taluni di quei fiori enormi chiamati rafflesie, che per le loro dimensioni esagerate tengono il priorato fra tutti e che solo s’incontrano in certe isole dell’arcipelago malese.

Sono veri colossi, misurando, aperti, tre metri di circonferenza con un diametro di uno, e pesano in media dai sette agli otto chilogrammi, ma non servono altro che da serbatoi, talvolta molto preziosi, contenendo perfino dieci litri d’acqua.

Se hanno un profumo piuttosto sgradevole, sono nondimeno splendidi colla loro tinta rossa fiammante, punteggiata di bianco.

Cosa strana però: mentre i fiori sono così smisurati, la pianta che li produce ha apparenze rachitiche, avendo foglie semplicissime e niente grandi, ed il fusto poco grosso, che esce da una radice cilindrica.

Oltre a quei fiori, s’incontravano di frequente delle palme sagu, la cui vista strappava al giovane selvaggio delle grida d’ardente bramosìa, non già per la farina molto nutritiva che contenevano, nè per le loro frutta che macerate in acqua danno una bevanda fermentata molto apprezzata dagli igoroti, ma per le larve che si nascondono nell’interno, un cibo molto ricercato non solo dai selvaggi, bensì anche dagli abitanti delle coste.

Quelle larve, chiamate bachi commestibili, vivono nell’interno di quelle palme, della cui midolla farinosa sembra che si nutrano e sono oggetto d’una caccia spietata, essendo eccellenti. Si dice che taluni europei che le hanno assaggiate, abbiano paragonato il loro gusto alle parti migliori dei nostri polli!...

Alle cinque, quando il sole cominciava a spuntare e le scimmie e gli uccelli a ridestarsi, Tiguma, che camminava dinanzi a tutti, s’arrestò bruscamente, poi si gettò a terra appoggiando un orecchio al suolo ed ascoltando con attenzione.

— Hai udito qualche rumore sospetto? — gli chiese Pram-Li, che aveva già armata la carabina.

— Sì, — rispose il selvaggio, che pareva in preda ad una certa inquietudine.

— E quale?...