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La liberazione di Tiguma 239


— Scendete?

— Al momento opportuno saremo dietro la trincea. —

Tiguma intanto non staccava gli sguardi dalla macchia di arecche, la quale si estendeva fino quasi presso il rifugio.

Più innanzi dal luogo ove si erano levati i pappagalli e le kakatoe, aveva veduto volar via un tucano, poi una colomba coronata, quindi una volpe volante aveva attraversata la macchia andandosi a posare fra i rami di un mango.

Se quello strano animale, che è di abitudini notturne, si era deciso ad abbandonare il suo nascondiglio, ciò significava che qualcuno lo aveva disturbato.

— Scendiamo, — disse Tiguma. — Io ne so abbastanza.

— Si dirigono verso di noi gli uomini che tu sospetti nascosti nella macchia?

— Sì, perchè tutti i volatili sono fuggiti nella stessa direzione, e si sono alzati nella medesima linea.

— Allora prepariamoci alla difesa. —

Lasciarono l’albero e raggiunsero Hong e Sheu-Kin i quali avevano allora svegliata Than-Kiù.

— È vero che s’avvicinano? — chiese la giovane chinese.

— Sì, Fiore delle perle — rispose Pram-Li senza tradire le sue apprensioni.

— Sono molti?

— Lo ignoriamo ancora. Forse si tratta di qualche spione.

— Cosa decidete di fare?

— Aspettare per ora, — disse Hong.

Poi volgendosi verso il malese, disse:

— Ordina a Tiguma di preparare l’arco.

— È pronto — rispose il selvaggio a Pram-Li.

— Sei un buon arciere? — domandò questi.

— Le mie frecce non vanno mai perdute.

— Inginocchiati accanto ad Hong e sii pronto a lanciare il dardo. Le nostre armi da fuoco sono inutili pel momento e non ci possono che tradire. —

Tutti si erano sdraiati dietro alla barriera di spine ed ascoltavano attentamente, tenendo gli sguardi fissi verso il macchione.

Una viva ansietà era dipinta su tutti i volti. Anche Hong pareva in preda ad una profonda inquietudine.

Già in mezzo alla macchia si era udito spezzarsi un ramo, poi una scimmia budeng era stata veduta balzare rapidamente fra le fronde d’un mango e fuggire in mezzo a dei calamus che pendevano da un pisang.