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Tristan de Acunha 167


In alto si udirono delle chiamate disperate:

— Wassili!...

— Rokoff!...

— Ursoff!... —

Poi il vento ed i muggiti delle onde coprirono ogni cosa.

Lo Sparviero, raddrizzatosi, era stato portato via da quel terribile colpo di vento e scompariva fra le tempestose nubi dell’Atlantico, sospinto dall’uragano.

Se i tre disgraziati non fossero stati sbalzati sopra un pendìo piuttosto dolce ed in fondo non avessero trovato l’acqua, si sarebbero certamente fracassati sulla parete rocciosa.

Invece, per un caso prodigioso, Wassili, il cosacco ed il timoniere, se l’erano cavata con delle semplici contusioni di nessuna entità.

Quell’improvviso bagno freddo li aveva prontamente rimessi dallo stordimento e non avevano indugiato ad aggrapparsi solidamente agli scoglietti che circondavano l’Inaccessibile, prima che la risacca li portasse via o li scaraventasse contro l’immensa roccia.

Intorno a loro il mare muggiva spaventosamente e ribolliva, scagliando in tutte le direzioni delle immense cortine di spuma fosforescente.

— Pare che abbiamo fatto un capitombolo fortunato, — disse Rokoff, il quale da buon cosacco non si spaventava mai, né perdeva il suo buon umore, neppure in mezzo alle più terribili vicende. — Siamo caduti in tre soli, è vero?

— Non ne ho veduti altri, — rispose Wassili, il quale si teneva disperatamente aggrappato ad una roccia, opponendo una tenace resistenza agli assalti delle onde.

— E lo Sparviero?

— Scomparso, signore, — disse Ursoff. — L’ho veduto fuggire verso levante.

— Quando lo rivedremo?

— Io spero che ritorni quando l’uragano sarà passato, — rispose Ursoff. — Vi è un timone di ricambio a bordo ed il capitano non si troverà imbarazzato a montarlo.

— Finché ritorna, cerchiamoci un rifugio, amici, — disse Wassili. — Se restiamo qui, le onde ci porteranno via e allora buona notte a tutti.

— Potremo noi risalire questo scoglio? — chiese Rokoff. — Mi sembra proprio inaccessibile.