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Gli elefanti marini 185


— La lettera che noi abbiamo strappata a quel povero intendente parlava chiaro e non vi sono, in tutto il mondo, due isole che si chiamino Tristan d’Acunha. —

Il cosacco scosse il capo come un uomo poco convinto.

— Dubitate? — chiese l’ingegnere con ansietà.

— Noi cosacchi abbiamo veramente la testa dura, ma non riesco a capire perchè quel furfante abbia scelto queste isole per nascondersi.

— Per non farsi scoprire da noi, — rispose Wassili con impeto. — Sono certissimo che egli era già stato informato della mia fuga, se non di quella di mio fratello. Sono sette mesi che Ranzoff mi ha liberato, ve lo rammentate?

— Come fosse ieri, — rispose il cosacco. — Voi eravate il passeggiero silenzioso dello Sparviero, comparso a bordo dopo le famose trote del Karacorul.

Bisognerà allora fare una visita a Tristano. Se veramente il barone si è rifugiato là, m’incarico io di prenderlo pel collo e di dargli anche una buona stretta.

— È quello che faremo appena lo Sparviero sarà di ritorno, — rispose Wassili. — Non si tratta che di avere un po’ di pazienza.

— Ed intanto di accomodarci alla meglio, — aggiunse Ursoff, — e di rendere questa capanna più abitabile. Finchè il signor Wassili sorveglia l’arrosto, noi dovremmo, signor Rokoff, fare raccolta di warech, per non rimanere senza combustibile e prepararci anche dei letti e turare tutte le fessure.

Ho osservato che le onde ne hanno spinto degli ammassi sulla spiaggia e con questo vento indiavolato asciugheranno presto.

— Le mie gambe sono sempre in ottimo stato, — rispose il cosacco. — Andiamo adunque a far raccolta di fuchi.

Mentre l’ingegnere s’occupava della colazione, la quale prometteva assai, il timoniere ed il cosacco scesero i cornicioni dell’Inaccessibile per fare la loro raccolta.

L’oceano si era un po’ calmato fra le tre isole, e i cavalloni non spazzavano più, coll’impeto furioso di prima, la stretta spiaggia. Però il cielo si manteneva sempre assai minaccioso ed il sole, dopo pochi minuti, era nuovamente scomparso fra le tempestose nubi, che un vento indiavolato cacciava verso il nord-est.

Al largo, l’Atlantico doveva essere sempre cattivissimo, specialmente nella direzione presa dallo Sparviero. Da quella parte lampeggiava e tuonava e pareva che le nubi baciassero le onde.