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196 Capitolo XVI.


— Allora vostra nipote non può correre nessun pericolo.

— Assolutamente nessuno, — rispose Wassili.

— Allora quell’uomo è veramente pazzo.

— Ma un pazzo pericoloso, perchè, come avete veduto, per aver Wanda nelle sue mani, non ha esitato a rovinare me e mio fratello, mandandoci per di più in esilio in Siberia.

— Io credevo che l’amasse d’un altro genere d’amore.

— Ma no, signor Rokoff.

— Non ha figli il barone?

— Sì, uno solo, che è oggi uno dei più brillanti capitani della flotta da guerra russa.

— Che cosa faremo noi ora?

— A noi non rimane che aspettare il ritorno dello Sparviero. Solamente con quello noi potremo dare la scalata a questo scoglio gigantesco e perlustrarne i fianchi inaccessibili e anche la cima.

— Eppure, signor Wassili, ora che possediamo un buon fucile, potremmo tentare almeno l’esplorazione di quella caverna.

— E farci prendere. Come avete veduto il barone ha con sè della gente devota e risoluta a difendere il padrone e la sua preda. Ne avete avuto or ora la prova.

— E una terribile prova, signor Wassili, — rispose il cosacco. — Sono ancora sorpreso di trovarmi qui a discorrere con voi.

— Si potrebbe però, se durante la giornata i nostri compagni non ritornano e nulla succede sull’Inaccessibile, tentare una rapida esplorazione dopo calate le tenebre.

— È quello che volevo proporvi.

— Per ora limitiamoci a sorvegliare quel cornicione, perchè non ci venga di là qualche brutta sorpresa ed evitiamo di accendere il fuoco, onde il fumo non allarmi il barone, ammesso che sia veramente lui che si è rifugiato qui.

Certi di non correre, almeno pel momento, alcun pericolo, tornarono a coricarsi sul folto strato di warechs, mentre Ursoff, riparato sotto la sporgenza d’una roccia, vegliava al di fuori, armato del fucile, tenendo gli sguardi fissi sulle piattaforme superiori, sempre pullulanti di pingoini e di grossi uccellacci, somiglianti alle nostre oche, chiamati dagli isolani matti.

Il cielo era sempre fosco, carico di vapori, i quali avevano una triste tinta grigiastra e da ponente salivano di quando in quando delle raffiche poderose, precedute da scoppi assordanti di tuoni.