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La caccia al Re dell’Aria 239


— Mi manda il capitano del porto, signore, — disse, quando fu in presenza del baronetto. — Io appartenevo al Ladoga.

— Uno dei miei transatlantici, — disse il capitano. — Sedete, amico, e narratemi, meglio che potete, come andò la cosa.

— È al figlio del signor barone di Teriosky che ho l’onore di parlare?

— Sì, amico. Sbrigatevi perchè non ho tempo da perdere e mi preme vendicare la perdita dei miei piroscafi.

Quando siete stati assaliti?

— Quindici giorni or sono, signor barone, — rispose il vecchio marinaio. — Venivamo da Portland con centosessanta passeggieri ed un carico completo di cotone, quando una sera scorgemmo una massa oscura, fornita di due immense ali, venire dall’est con una velocità spaventevole e librarsi proprio sopra il transatlantico.

Che cosa veramente fosse io non ve lo saprei dire, signore. A me parve un gigantesco uccello di nuovo genere, poichè al posto delle zampe aveva come due immense travi.

— Le ho osservate anch’io, — disse Orloff, il quale assisteva al colloquio.

— Continuate, brav’uomo, — disse il baronetto.

— Dopo aver descritto sopra di noi parecchi giri che andavano a poco a poco restringendosi, una voce — e quella era veramente umana — scese dal cielo minacciosa:

— Vi accordiamo dieci minuti, non un secondo di più, per mettere le scialuppe in mare, poi il piroscafo verrà tempestato di granate.

Obbedite!... —

Come potete immaginare, signor barone, immenso fu lo stupore che ci colse e, non ve lo nascondo, molta anche la paura, udendo quella intimazione, tanto più che sapevamo già che ad un altro dei vostri piroscafi era successo un caso simile.

Il capitano avrebbe bensì voluto resistere a quel brutale ultimatum, ma così non la intendevano i passeggieri, i quali minacciavano di buttarci in mare se non calavamo immediatamente le scialuppe.

Fummo costretti a cedere e fu una vera fortuna, poichè appena scoccati i dieci minuti, quando noi ci trovavamo a poche centinaia di metri dal Ladoga, tre o quattro bombe d’una potenza terribile caddero sulla coperta, aprendo delle falle enormi a babordo ed a tribordo.

Se aveste visto che rovina, signor barone!... Gli alberi caddero d’un colpo solo come fuscelli di paglia spezzati dal vento, le murate salta-