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La ricomparsa dello Sparviero 267


— Pezzo di piccolo calibro, — disse il baronetto, alzando le spalle. — Buono forse per un transatlantico che non ha che delle lamiere. —

Stette un momento silenzioso, poi riprese:

— Partiamo e usciamo al più presto da questo nebbione seccante. —

L’ordine fu trasmesso agli ingegneri di macchina e poco dopo l’incrociatore si rimetteva in corsa a venti nodi di velocità.

Tre ore bastarono per superare lo strato nebbioso che si era assai avanzato verso l’Atlantico, poi le stelle ricomparvero e con quelle anche la infernale macchina volante.

Fu un vero urlo di furore quello che scoppiò fra l’equipaggio dell’incrociatore, seguìto da una salve di bestemmie.

Un vago terrore cominciava ad invadere tutti gli animi. Quel Re dell’Aria era il diavolo in persona? Molti, fra i più superstiziosi, erano ben disposti ad ammetterlo.

— Ci segue, — disse il baronetto, — o meglio ci precede. Ebbene vediamo dove vuole trascinarci.

Diede ordine in macchina di ridurre la velocità a dieci nodi, onde conservare intatta una buona provvista di combustibile ed il Tunguska si mise a seguire la macchina volante, la quale non appariva più grossa d’una macchia, del diametro apparente della luna, mantenendosi a grande altezza.

L’alba non portò alcun cambiamento. L’incrociatore continuava a scendere verso l’Atlantico equatoriale e l’uccellaccio, come lo chiamava Orloff, a precederlo.

Durante la giornata, il comandante si provò a far sparare qualche colpo di cannone coi grossi pezzi da trenta centimetri col solito risultato negativo.

Decisamente l’artiglieria moderna si trovava impotente contro quell’uccellaccio.

Il terzo giorno il Tunguska era nei paraggi di Munn’s Riff, un pericolosissimo banco che si trova perduto in mezzo all’Atlantico, quasi all’altezza dell’isola di Nantuchet, ma a parecchie centinaia di chilometri di distanza e che è particolarmente temuto dai transatlantici che salpano da Boston pei porti dell’Europa occidentale.

Essendo l’oceano piuttosto cattivo, il baronetto stava per modificare la rotta dell’incrociatore, lasciando che la macchina volante vi passasse sopra, quando uno sparo echeggiò in alto.

Che cosa voleva il Re dell’Aria?

Teriosky stava facendosi quella domanda, quando un secondo colpo