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268 Capitolo V.

rimbombò e una palla andò a fracassare una delle due scialuppe a vapore sospese ai paranchi di tribordo.

Non vi era più da ingannarsi: il Re dell’Aria dava battaglia all’incrociatore.


CAPITOLO V.

Un combattimento terribile.

A quel secondo colpo di cannone, che non lasciava più alcun dubbio sulle intenzioni bellicose del terribile Re dell’Aria, gli artiglieri, quantunque fossero convinti di non opporre una lunga resistenza al formidabile attacco aereo, erano balzati entro le torri, mentre gli uomini di quarto sgombravano rapidamente la coperta.

L’uccellaccio, sicuro della sua impunità, scendeva sull’incrociatore con rapidità fulminea, colle sue immense ali tese e quasi immobili ed i suoi piani inclinati rigidi.

A mille metri si arrestò e si mise a roteare, sinistro uccello da preda, intorno al Tunguska, come se cercasse di colpirlo in qualche punto vitale.

— Fuoco a volontà!... Tutti i fucilieri in coperta!... — aveva telefonato il baronetto.

La magnifica nave da guerra, per la seconda volta, si era coperta di fuoco e di fumo.

Pezzi grossi e pezzi piccoli a tiro rapido e mitragliere sparavano all’impazzata. Proiettili-mine e obici perforanti solcavano l’aria, quali scoppiando rumorosamente, quali ronfando sordamente.

Trecento fucilieri si erano precipitati in coperta per far fuoco e respingere l’attacco, quando tre o quattro proiettili, delle bombe d’una potenza straordinaria, caddero dall’alto, fra i due alberi militari, scoppiando con inaudita violenza.