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Un combattimento terribile 269


Il Re dell’Aria tempestava i ponti, schiantando murate ed attrezzi e facendo strage di uomini.

I fucilieri cadevano a dozzine e la gragnuola di bombe continuava implacabile.

Erano torpedini che piovevano sul povero incrociatore o altri consimili istrumenti di distruzione? Chi avrebbe potuto dirlo in quei momenti di orribile confusione?

Il fatto era che il Tunguska, malgrado le sue formidabili artiglierie e le sue pesanti corazze, si trovava in piena balìa del nemico.

Bastarono cinque minuti per liquidarlo completamente. Gli alberi militari, schiantati alla base da quella tempesta infernale di granate, erano caduti attraverso la tolda, sbandando la nave sul tribordo.

Le corazze saltavano e cadevano a pezzi in mare, le murate si piegavano; le torri si aprivano, costringendo gli artiglieri a salvarsi nelle batterie.

Tutta la coperta era in fiamme ed i grossi pezzi giacevano al suolo smontati.

Il baronetto, pallido come un cencio lavato, aveva assistito alla distruzione della sua nave senza pronunciare una parola. Difeso dall’enorme cupola del block-house era sfuggito fino allora alla morte.

Ad un tratto la gragnuola di granate cessò bruscamente, ma ormai le macchine non funzionavano più, essendo saltate le eliche e l’incrociatore, privo perfino del timone, andava attraverso alle onde accostandosi al banco fatale.

Teriosky era uscito dal block-house e aveva alzati gli occhi.

La macchina volante si librava a soli cinquecento metri sopra il Tunguska, continuando imperturbabilmente i suoi giri concentrici.

Da un’asta, spinta a prora del fuso, erano apparse alcune bandiere di segnalazione. Dicevano brutalmente:

— Se non vi arrendete entro cinque minuti, vi affonderemo prima di arenarvi.

— Bisogna rispondere, signor barone, — disse Orloff, il quale appariva vivamente commosso. — Voi avete fatto tuttociò che era umanamente possibile per abbattere il vostro avversario.

Voi non avete nessuna colpa se non siete il più forte. —

Il signor di Teriosky lo guardò senza rispondere. Pareva che in poche ore fosse invecchiato di cinque anni.

Gli ufficiali dello Stato Maggiore lo avevano circondato, interrogandolo cogli sguardi, ansiosi.

Continuare la lotta era impossibile. Il Tunguska non poteva difen-