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276 Capitolo V.


Un uomo comparve subito sulla prora e si tolse il berretto dicendogli in perfetto russo:

— Buon giorno, signore. È col signor barone di Teriosky che ho l’onore di parlare, se non m’inganno. —

Il comandante del Tunguska non potè frenare un vivo moto di stupore, vedendosi conosciuto da un uomo che non si rammentava d’aver mai visto prima di quel momento.

Si rimise però subito, rispondendo:

— Sì, sono il baronetto di Teriosky, comandante del Tunguska. E voi chi siete?

— Mi chiamano il Re dell’Aria. —

I due uomini si guardarono per parecchi istanti l’un l’altro, con vivissima curiosità, poi Ranzoff, — poichè era proprio il capitano dello Sparviero — riprese con perfetta cortesia:

— Vi prego di accettare le mie scuse pel modo piuttosto brusco con cui ho trattato il vostro magnifico incrociatore, ma voi converrete che io avevo tutto il diritto di difendermi, dopo che la guerra era stata lealmente dichiarata fra il mio Sparviero ed i transatlantici della Compagnia Teriosky. Voi mi avevate assalito e col vostro accanito inseguimento guastavate i miei piani.

— Io difendevo i miei piroscafi, signore, che voi vi divertivate a colare a fondo.

— Non i vostri, quelli di vostro padre, signor barone, — corresse Ranzoff, con una leggera punto d’ironia.

— Che un giorno dovranno diventare miei, signore, — disse il comandante del Tunguska un po’ piccato. — Io solo sono il suo erede e voi mi avete sottratti parecchi milioni per regalarli inutilmente a quell’oceano il quale non ne aveva affatto bisogno.

— Se vostro padre non fosse stato vivo, forse io avrei lasciati tranquilli i vostri transatlantici poichè le persone per conto delle quali io agisco non avrebbero avuto più nessun motivo di vendicarsi.

— Di quali persone intendete di parlare? — chiese il baronetto, il quale appariva profondamente impressionato.

— Delle vittime di vostro padre, — rispose Ranzoff con voce grave.

Il comandante del Tunguska arrossì come una fanciulla, poi impallidì spaventosamente, mentre con un gesto rapido si strappava via alcune stille di sudore che gli scendevano lungo le tempie.