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6 Capitolo I.


In caso disperato farà saltare le muraglie e le prigioni.

Io credo però che non vi sarà bisogno di far saltare, insieme alle costruzioni, anche quei poveri diavoli che vi stanno rinchiusi dentro.

Per salvarne uno non dobbiamo ammazzarne cento, e poi sono stati avvertiti, è vero, Ursoff?

— Sì, signor Wassili, — rispose il marinaio. — E sono pronti a prestarci man forte: lo hanno giurato.

— Sei proprio sicuro di loro?

— Sono tutti condannati politici, quindi uomini che ci tengono alla parola d’onore.

Il signor Wassili stette un momento silenzioso, poi guardò in alto. Il cielo era coperto da fitte nuvole ed il nevischio cadeva sempre abbondantissimo; tuttavia parve al vecchio di distinguere vagamente, sospeso fra mare ed atmosfera, una massa oscura di forma oblunga, fornita di due immense ali.

— È lassù — mormorò. — Sorveglia di certo le mosse del guardacoste. —

Guardò un’ultima volta verso l’isola, che non era lontana che poche gomene.

Fra la profonda oscurità scintillava, ad una certa altezza, un punto verdastro simile ad un fanale di vigìa.

— Non perdiamo altro tempo, amici, — disse, rivolgendosi ai marinai sempre impassibili. — Se perdiamo anche questa notte, domani il colonnello sarà morto.

Al guardacoste ci penserà il capitano dello Sparviero.

Liwitz, un po’ di pressione. —

La scialuppa riprese quasi subito la sua marcia, ma non troppo velocemente.

Vi erano delle scogliere che si stendevano dinanzi alla spiaggia e un arenamento, con quel mare così mosso e quell’oscurità e una nave nemica forse non lontana, poteva produrre delle conseguenze disastrose, incalcolabili.

Saghalien o Sakalin, o meglio Tarrakai, poichè è questo il suo vero nome indigeno, è la più grande isola che si allunga presso le coste della Siberia meridionale e non è altro che una continuazione del vasto arcipelago giapponese, da cui è divisa dallo stretto di La Perouse.

È lunga non meno di mille chilometri, larga circa cento e settanta, con baie profonde e sicure, come quelle d’Extaing e di Langhe, e alte montagne quasi sempre nevose, che portano nomi francesi come Lamanon, Mongez e La Martinière essendo stata esplorata per la prima volta da La Perouse, lo sfortunato navigatore francese che più tardi