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Il Re dell'Aria 87


— Basta, signori, — disse Ranzoff, che temeva di vedere le maledette bestie rovesciarsi sulla slitta come una valanga. — I nostri fucili non bastano più. A me le bombe! —

Un marinaio portò una cassetta, divisa in due scompartimenti dove si trovavano, in mezzo ad un soffice strato di cotone, due palle non più grosse d’un pugno.

Il capitano ne prese una con molta precauzione, attese che lo Sparviero si trovasse nuovamente sopra la muta urlante e la lasciò cadere, mentre Liwitz, che stava attentissimo, apriva tutta la leva imprimendo alla macchina volante una velocità fulminea.

Si udì uno scoppio orribile. Lo strato di neve che aveva uno spessore di parecchi metri fu squarciato con spaventevole violenza.

Per qualche istante non si scorse altro che una immensa nuvola di nevischio volteggiare in aria, poi si scorsero dieci o dodici lupi scappare a tutte gambe, colla coda bassa, in direzione della foresta.

Tutti gli altri dovevano essere stati fatti a pezzi dalla violenza dell’esplosione.

I cavalli, udendo dietro di loro quello scoppio, si erano dati ad una corsa pazza, nitrendo rumorosamente, ma l’uomo che si trovava sulla cassa anteriore e che doveva essere un guidatore di prima forza, dopo qualche minuto riuscì a rendersi padrone dei corsieri ed a trattenerli.

L’aereo-treno, che aveva rallentato nuovamente la marcia, ben presto si librò sopra la slitta, mettendo in opera due eliche orizzontali per reggersi e arrestando invece l’elica di trazione.

— Signori! — gridò l’uomo che guidava, togliendosi il cappello altissimo alla cosacca e agitandolo vivamente. — Io e mia sorella vi dobbiamo la vita.

— Chi siete? — chiese Ranzoff.

— I figli d’un maggiore dell’esercito di Finlandia, condannato all’esilio perpetuo a Vercholensk per aver troppo amata la libertà — rispose il giovane, con voce profondamente commossa.

— E andate a raggiungerlo?

— Sì, signori.

— Allora siamo doppiamente lieti di aver salvato i figli d’un esiliato. Vi è necessario qualche cosa? Delle armi, dei viveri o delle munizioni?

— Grazie, signori, siamo provvisti d’ogni cosa. Diteci invece se, in compenso del vostro prezioso intervento, possiamo rendervi qualche servigio.