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112 emilio salgari

— Delle porte?

— Sì, e ciò per impedire l’uscita agli abitanti.

— Che cosa temono?

— Qualche grave avvenimento dev’essere accaduto a Teheran.

— Che riguardi noi? — chiese Nadir volgendosi verso Harum, che fissava con profonda attenzione la città biancheggiante nella vasta pianura.

— Lo temo — rispose il montanaro. — Tu mi hai detto che questa fanciulla doveva andare sposa allo sciàh.

— È vero.

— Il re sarà stato informato della sua fuga e avrà fatto chiudere le porte.

— Che le guardie abbiano sospettato di noi?

— È possibile, Nadir.

— Allora affrettiamoci a guadagnare la montagna.

— E ad evitare i villaggi — aggiunse il montanaro.

— Non ci arresteremo nè a Demavend nè a Kend?

— Nè all’uno, nè all’altro. Una sola traccia basta per perderci. E... guarda!... Lo sospettavo io!...

— Che avviene?

— Vedo dei cavalieri uscire dalle porte della città, e sono quelli del re.

— Che cerchino noi?

— E’ probabile; ma abbiamo dieci miglia di vantaggio, e non ci raggiungeranno.

— Conosci tutti i sentieri della montagna?

— Sì, Nadir. Avanti di galoppo!...