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32 emilio salgari

occupare i principali punti della piazza, assieme ai nomadi Luty e Bakthyary. Vociavano, urlavano ed applaudivano con tal fracasso, da credere che rombassero le artiglierie dei cammelli.

Il condannato apparve in fondo alla piazza circondato da una triplice siepe di soldati e scortato da un plotone di cavalieri del Khorassan, armati di lunghe lance. Harum era un uomo sulla quarantina, con larghe spalle, muscolatura potente, bruno, con occhi di fuoco. Solidamente legato, egli procedeva tranquillamente, lanciando acuti sguardi sulla folla, come se cercasse dei volti amici.

— Ah! Il bravo montanaro! — esclamò Nadir.

Accostò un zuffolo alle labbra e mandò il primo fischio. Il condannato lo udì e si scosse lanciando uno sguardo indagatore sulla tumultuante folla. Montanari e curdi, subito avvolsero come fra una rete le guardie del re.

Il condannato, ben stretto fra i soldati, giunse al palco e fu fatto salire da due artiglieri.

I soldati ed i cavalieri circondarono allora il patibolo, ed il carnefice, afferrato il condannato, cominciò a legarlo alla bocca del cannone.

— Attenti! Attenti! — tuonò una voce.

I soldati si volsero ed i cavalieri tentarono di far fronte alla gente, ma non ebbero il tempo.

Nadir si era slanciato innanzi gridando:

— Addosso, montanari!...

Un clamore terribile, spaventevole rimbombò nella piazza.

— Viva Harum! — urlarono i montanari scagliandosi sui soldati coi kandjar in mano.

Il carnefice che aveva accesa la miccia, cadde sul palco sotto una scarica di pistole. La prima linea di soldati barellò tutta intera e cadde sulle pietre della piazza, sotto i pugnali dei montanari.

In meno che non si dica una orribile confusione successe fra tutta quella gente stipata. I montanari caricavano con furore le truppe strette attorno al palco, cercando di aprirsi il passo a colpi di kandjar e di chemchir, avviluppandole in una rete di acciaio e di fuoco. I soldati, impotenti di servirsi dei fucili per la strettezza dello spazio, incalzati da tutti i lati, si lasciavano uccidere tentando una inutile difesa.

Guardie e cavalieri, menando pur disperatamente le mani, ca-