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il re della montagna 59

— Ma come supererai le mura del giardino?

— Sono agile e svelto come gli onagri che inseguo sulla montagna.

— E se tu riuscissi a fuggire, non ci rivedremo più?

— Sì, io tornerò a vederti, fossi certo di lasciare la vita nell’impresa — disse Nadir con veemenza. — Non saprei rassegnarmi a non rivederti più mai, o mia buona Fathima, che mi hai protetto!

— Nadir, odi? — chiese ella afferrandolo vivamente per le braccia.

— Sì, salgono le scale.

— Va’, nasconditi nell’alcova. Io farò il possibile perchè non entrino là.

Nadir snudò il kandjar, volse un saluto affettuoso alla fanciulla, e si precipitò nell’alcova, lasciando cadere dietro di sè le tende.

Quasi nel medesimo istante si udì bussare all’uscio.

La giovanetta, che si era avvicinata alla finestra studiandosi di far sparire la viva emozione che alteravale il viso, si volse chiedendo con voce ancor tremante:

— Chi è?

— Aliabad, il capo dei guardiani — rispose una voce grossa.

— Entra.

La porta si aprì, ed un uomo tarchiato e barbuto, vestito riccamente, armato di una pistola incrostata di madreperla, e di un kandjar, entrò, seguìto da due altri uomini, due altri guardiani, pure riccamente vestiti ed ugualmente armati.

— Che vuoi? — chiese la giovanetta, cercando di rendere la sua voce tranquilla e mostrarsi di cattivo umore.

— Salute alla bella Fathima — rispose Aliabad, curvandosi fino a terra — Ora lo saprai.

— Spicciati, chè non son d’umore buono oggi.

— Hai udito ieri sera dei colpi di fucile nel giardino?

— Sì, e che significavano? Contro chi fu sparato? Forse che qualcuno di voi si permette di uccidere le mie gazzelle? Badate che il padrone è capace di punirvi colla frusta.

— Le tue gazzelle non furono toccate, padrona. Fu sparato invece contro un uomo che si era introdotto nel giardino.

— Un uomo che si è introdotto nel giardino! — esclamò ella, affettando la più viva sorpresa. — Ma chi era?

— Credo sia uno di quei ribelli che ieri strapparono il condannato sulla piazza di Meidam.