Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/100

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stomachi per farlo scomparire tutto, quantunque pesasse almeno sei chilogrammi.

Finito quell’abbondante, ma modesto pasto, Ramon mise dinanzi al fuoco la pentola di ferro colma d’acqua, mentre il suo compagno gettava entro una zucca delle foglie secche minutamente tagliate, e che a prima vista sembravano foglie di thè.

— Cospettaccio, che lusso! — esclamò il mastro, che non aveva perduto d’occhio quei preparativi. — Ci si offre del matè in pieno deserto.

— È l’ultimo pugno d’erba che possediamo, e siamo proprio desolati che la nostra provvista sia finita così presto, — disse Ramon. — Un gaucho senza matè è come un marinajo senza tabacco.

— E non possono procurarsene? — chiese Cardozo.

— E dove mai? Non c’è una pulperia1 a cento leghe d’intorno.

— Ma dove siamo noi? — chiese il mastro.

— Dove?... sul Rio Negro.

— Sul Rio Negro! — esclamò il mastro, al colmo della sorpresa. — Non siamo adunque sul territorio argentino?

— È lontana la frontiera, assai lontana.

— Ma voi come siete qui? So che i gauchos di rado varcano la frontiera argentina.

— È vero questo, senor; ma l’aria della Repubblica non è più buona per noi, — disse Ramon, sorridendo.

— Siete fuggiaschi adunque.

— Abbiamo ucciso tre uomini che ci volevano arrestare e storpiato altri tre o quattro, e ci siamo gettati nel deserto assieme ad alcuni nostri amici. Voi lo sapete che noi non ci badiamo più che tanto a dare una coltellata.

— Conosco i gauchos; varcata la frontiera, più nulla avevate da temere.

— È vero; ma altro ci ha spinti fin qui.

— Gl’Indiani forse?

  1. Vendita di viveri.