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XIII.

Gli scorpioni velenosi delle «Pampas».


I

gauchos non si erano ingannati nella scelta. I due prigionieri erano magnifici corridori, alti di statura, di mantello baio, come lo hanno generalmente i cavalli delle pampas, dai garretti solidi, la testa leggera, il petto assai sviluppato e il ventre stretto assai che dinotava una sobrietà a tutta prova.

Parevano avviliti di sentirsi, essi che da quando erano nati scorrazzavano liberamente per le immense praterie, stretti da quei lacci e gettavano sugli uomini che li circondavano cupi sguardi. Un tremito generale agitava le loro membra e dalla bocca scendeva abbondante la schiuma, che di quando in quando si tingeva di rosso, come se fosse mescolata a sangue.

— Sono stupendi, — disse Cardozo, che li esaminava con viva attenzione. — Devono filare come il vento.

— Sfidano qualunque cavallo, — disse Ramon, che si era seduto a fianco dei prigionieri, tenendo in mano i lazos. — Possono percorrere trenta leghe al giorno senza affaticarsi.

— Sono di razza spagnola?

— Andalusa pura, che in queste immense praterie si è assai migliorata.

— E ve ne sono molti in questa regione?

— A migliaia, e continuano a crescere malgrado l’enorme