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col Leuvre e che corre attraverso le pampas per oltre centocinquanta leghe, si era accampata una piccola tribù di Patagoni, formata da una cinquantina di famiglie.

All’ingiro erano state già erette le tende, dette comunemente toldos, o meglio ancora hou, come le chiamano i patagoni, formate di pelle di guanaco e di cavallo, cucite accuratamente e rese impermeabili da un denso strato di terra rossa mescolata a grasso, di forma quadrangolare, lunghe circa quattro metri, larghe tre e alte due e mezzo e inclinate sul dinanzi onde far scorrere l’acqua.

Uomini e donne, bizzarramente vestiti e coi visi dipinti di bianco, di nero e di giallo, si affaccendavano attorno ai cavalli, che vi erano in gran numero; altri attorno ai fuochi che ardevano dinanzi alle toldos, e altri ancora dietro alle armi, che venivano pulite con grande accuratezza e piantate in terra a breve distanza dalle capanne.

Nel mezzo del campo alcune donne dalle forme giunoniche e di statura elevata, erano occupate a ornare una tenda, piantandole attorno delle lance, alla cui estremità portavano gruppi di piume di nandu e campanelluzzi d’argento, che tintinnavano graziosamente.

Ad un tratto ecco uno strano clamore alzarsi alla estremità del campo che guardava verso un piccolo bosco di carrubi e di boughe, facendo bruscamente interrompere tutti i lavori. Poco dopo si udì qua e là una specie di rullo che pareva emesso da un tamburo, accompagnato da certi suoni bizzarri che sembravano prodotti da alcuni flauti molto stonati.

Gli uomini abbandonarono precipitosamente le tende e si radunarono in mezzo al campo, attorno a quella che le donne stavano addobbando colle lance.

Un guerriero uscito dal boschetto e montato su di un rapido cavallo dal mantello bianco-sporco, si avvicinava all’accampamento, facendo volteggiare al disopra della sua testa una lancia dalla punta di ferro, adorna all’altra estremità di un gruppo di penne di rhea.