Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/159

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— Ah! Ragazzo mio! — esclamò il mastro, abbracciandolo e stringendolo amorosamente al petto. — Ti svegli in un gran brutto momento!

— Dove siamo noi, marinajo?

— Lo vedi: nelle mani dei giganti della Patagonia.

— Ma come è successo ciò? E i gauchos, perchè non sono con noi?

— Brutte cose sono accadute mentre tu dormivi, mio povero ragazzo. I Patagoni ci hanno dato la caccia, i gauchos si sono fatti inseguire nella speranza di salvarci, e non so più dove siano, se pure sono ancora vivi, e noi siamo stati presi e condotti al di qua del Rio Negro.

— Ma cosa vogliono fare di noi questi giganti del malanno?

Il mastro lo guardò con gli occhi umidi, ma non rispose.

— Marinaio, — disse il coraggioso ragazzo, — sai bene che io non ho mai avuto paura. Apri il becco e butta fuori tutto quello che sai.

— Mio povero Cardozo, temo che la finisca male per noi. Questi pagani sono furibondi contro di me perchè ho ucciso o storpiato tre o quattro loro compagni, e sono certo che ce la faranno pagare cara. Guarda che brutte occhiate ci lanciano e come impugnano fieramente le lance e i bolas.

— È un po’ duro, marinajo, il dover morire per mano di questi selvaggi. Ah! Se potessimo contare su qualche aiuto!

— E su chi mai, figlio mio? I gauchos sono forse stati uccisi, e se pur fossero ancora vivi, non si arrischierebbero a venire fin qui pei nostri begli occhi.

— E il signor Calderon?

— Chissà dove sarà andato a finire quell’antipatico agente del Governo. Ma toh! Se i Patagoni inseguivano il pallone... Dove mai sarà caduto colui? Hum! Se fosse qui quel dannato uomo! Eppure...

Non finì. I Patagoni che lo circondavano e che parevano aspettassero un ordine, si erano gettati bruscamente sui due disgraziati marinai, che in pochi istanti si trovarono solidamente legati.

— Ah! Birbanti! — esclamò il mastro, allungando un