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XXII.

Attacco notturno.


C

hi mai poteva aver sparato quel colpo di fucile, in quel luogo deserto, lontano parecchie centinaia di leghe dalle frontiere argentine? Chi mai poteva essere l’audace che si era inoltrato tanto nelle grandi praterie della Patagonia, che sono guardate al nord dalle bellicose tribù dei Pampas, nemiche acerrime della razza bianca? Era stato un indiano armato di un fucile, cosa piuttosto difficile ad ammettersi, non conoscendo questi che molto imperfettamente le armi da fuoco, o un vero bianco, giunto fin là chi sa mai in seguito a quali straordinarie circostanze?

Hauka, dopo essere stato per alcuni minuti in ascolto, prese una pronta risoluzione. Balzò sul suo cavallo, che pareva non avesse sofferto durante la lotta coi gimnoti, e impugnata fieramente la lancia colla sinistra e il bola dalla palla di metallo bianco colla destra, gridò:

— A cavallo, Tehulls!

Una quarantina di guerrieri, che non erano stati colpiti dalle scariche dei gimnoti, risposero all’appello e lanciarono i loro cavalli dietro al capo, che si era coraggiosamente cacciato dentro il bosco. Cardozo, Diego e perfino il flemmatico agente del Governo erano della partita.

La cavalcata attraversò di galoppo il bosco, che lasciava qua e là dei larghi passaggi, e sbucò nella grande prateria che si estendeva a perdita d’occhio verso il nord.