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Una figura indecisa, che pareva quella di un uomo montato su di un rapido cavallo, si allontanava verso il nord, semituffata fra i grandi cardi. Era ormai così lontana, che il mastro e Cardozo, quantunque possedessero una tal vista da sfidare un potente cannocchiale, non riuscirono a distinguerla.
Hauka s’accorse che era giunto troppo tardi per raggiungerla, specialmente coi cavalli ch’ei possedeva, che, quale più e quale meno, sembravano assai stanchi; nondimeno diede ordine ad una decina di guerrieri, che parevano i meglio montati, d’inseguire il fuggiasco, che era ormai ridotto ad una piccola macchia nera, appena visibile sul verde tappeto della prateria.
— Tempo sprecato, miei cari, — disse il mastro, che era rimasto col capo, il quale aveva ripreso la via del fiume.
— Che sia un indiano quell’uomo che fugge? — chiese Cardozo.
— Dubito assai che sia tale: non sarebbe fuggito così presto all’apparire dei Patagoni.
— Credi che sia un bianco?
— Sono quasi certo che sì.
— Ma noi siamo in un paese abitato da soli indiani lontano assai dalle frontiere.
— Può essere qualche gaucho cacciato al sud dalle scorrerie dei Pampas... Ah!...
— Cos’hai, marinaio?
— Se fosse...
— E chi mai?
— Uno dei nostri gauchos? E perchè no? Erano tutti e due ben montati e bene armati, e uno, se non tutti e due, può essere sfuggito all’inseguimento dei Patagoni.
— Ma bisognerebbe che ci avessero seguiti e spiati.
— Possono essersi nascosti nel bosco: in questo, per esempio.
— Ma allora, perchè quel colpo di fucile?
— Per avvertirci della loro presenza.
— Marinajo! — esclamò Cardozo, colpito profondamente dalla giustezza di quel ragionamento.