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tenza? Bisogna dunque che vi faccia divorare vivi dai mondongueros del Colorado o dai giaguari della prateria?
— Ehi, capo, non infiammarti tanto, — disse Cardozo, che non lo temeva più, dacchè aveva il suo fucile. — Forse che tu non ti sei trincerato dietro ai cavalli, mentre i buoi li massacravano?
— E poi, mio caro Hauka, anche a noi premeva la pelle, — aggiunse Diego.
— Basta! — tuonò il capo.
— Meglio per te, — rispose il mastro, che si sentiva non meno forte di Cardozo, specialmente ora che sapeva di avere un buon compagno nella prateria.
I Patagoni, che erano già tutti ritornati al campo, aiutarono i loro compagni feriti e macellarono i cavalli inservibili, poscia ad un ordine del capo insellarono gli animali rimasti incolumi, che non sorpassavano la ventina.
Cardozo e il mastro, non senza stupore e inquietudine, li videro partire quasi tutti verso l’est, dietro le tracce dei buoi e del gaucho. Il capo, il signor Calderon e tutti gli altri rimasero però nel campo, che venne subito riparato da una specie di palizzata formata da grossi rami d’albero.
— Tuoni e lampi! — esclamò il mastro, seguendo cogli occhi i cavalieri che si allontanavano di carriera. — Non vorrei che quei briganti sorprendessero il nostro gaucho.
— Bah! È un uomo che sa il conto suo, — disse Cardozo. — Si immaginerà di venire inseguito e si terrà in guardia.
— Purchè il suo cavallo tenga duro.
— Mi ricordo che il suo era un animale da corsa, rapido come il vento e dal piede sicuro.
— Ah! Se fossimo partiti anche noi cogl’inseguitori, che bel tiro avrei voluto fare a loro, appena a portata di Ramon!
— Saresti fuggito?
— Senza dubbio.
— E non si potrebbe tentarlo ora, marinaio? Vi sono pochi uomini al campo, e...
— E i cavalli?
— Abbiamo le nostre gambe.