Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/53

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VI.

Una terribile notte.


L

a notte calava con rapidità estrema.

Gli ultimi bagliori del tramonto erano subito scomparsi come soffocati dalla brusca invasione delle nubi, che ora s’accavallavano verso l’orizzonte occidentale. Il mare aveva perduto i suoi riflessi sanguigni o madreperlacei ed era diventato nero come l’inchiostro.

Dopo il primo lampo una calma assoluta era succeduta. Il vento, come se volesse prima riprendere tutta la sua forza per la gran lotta che stava per impegnarsi, era cessato, e le nubi avevano arrestato la loro corsa.

Il pallone, non più spinto, rimaneva ora perfettamente immobile a circa cinquecento metri dalla superficie del mare, come se un’àncora lo trattenesse. Le sue pieghe, che poco prima si gonfiavano e si sgonfiavano, ora cadevano inerti, senza più produrre alcun strofinìo.

Il mastro, Cardozo e l’agente del Governo, in preda a vaghe inquietudini, erano diventati silenziosi, e guardavano con ansietà quel cielo calmo sì, ma che pareva da un istante all’altro dovesse sconvolgersi tutto e gareggiare coll’oceano, che stava pure per risvegliarsi.

Passarono due ore, durante le quali nessun rumore venne a turbare il silenzio che regnava nella navicella e la calma che regnava in quell'atmosfera, che si sentiva tuttavia carica di elettricità; poi un lampo abbagliante fendette il