Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/94

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— È impossibile saperlo, poichè è nascosto fra le erbe e per di più comincia a farsi oscuro.

— Scendi e prendiamo le armi. In questo brutto paese non si sa mai chi si può incontrare.

— Vi sono dei carnivori?

— Dei coguari e dei giaguari molto feroci.

Cardozo saltò giù e raccolse la carabina, mentre Diego armava la sua.

A breve distanza si udiva un fruscìo, a cui talvolta si univa un certo tintinnìo che pareva prodotto dall’urto di varie monete o dall’agitarsi di un paio di sproni.

— È un uomo, — disse il mastro.

— E chi sarà mai?

— Qualche abitante del rancho. Senza dubbio ha assistito al nostro capitombolo e viene a cercarci.

— Zitto!... Eccolo!...

Le alte erbe si erano aperte a pochi passi da loro, ed un uomo bizzarramente vestito e formidabilmente armato era comparso, guardando con viva sorpresa i due marinai. Era alto di statura, magro assai, dalla pelle abbronzata, i capelli lunghi, neri e cadenti sulle spalle, gli occhi incavati, ma assai brillanti.

Portava indosso una camicia di lana a vivaci colori, stretta ai fianchi da un largo pezzo di stoffa colorata a strisce, da un chiripà e da una larga cintura di cuoio, adorna di scudi d’argento, detta tirador. Le sue gambe, assai arcuate, sparivano dentro larghe calzoncillas di cotone, adorne di merletti macchiati e strappati, e dentro uno strano paio di stivali lunghi, che sembravano fatti di pelle di cavallo non conciata e che all’estremità lasciavano a nudo il dito pollice. Un paio di speroni smisurati, la cui rotella aveva un diametro di almeno dieci centimetri, un ampio cappello di feltro, un lungo coltello di quelli che gli spagnuoli chiamano navaja, passato nel tirador, e un trombone a pietra dalla bocca assai larga, completavano l’abbigliamento di quello sconosciuto.

Per alcuni istanti guardò coi suoi occhietti vivi e neris-