Pagina:Salgari - Il treno volante.djvu/16

Da Wikisource.
10 emilio salgari


Mentre discorrevano, la barca passava dinanzi al palazzo del Sultano, guardata minacciosamente da drappelli di soldati persiani, dall’aspetto feroce, indossanti tuniche di un azzurro cupo, strette alla vita, calzoni larghi e col capo coperto dal berretto nazionale di forma conica; tutti armati di sciabole ricurve, di fucili, di pistole e con scudo di pelle d’elefante.

Il negro, vedendosi squadrato da quei fieri soldati, fu pronto a girare al largo, sbarcando i due passeggeri sulla punta meridionale della città commerciale

— È là che abita l’arabo? — chiese Ottone, indicando una casa di forma quadrata, priva di finestre e sormontata da una vasta terrazza.

— Sì — rispose Matteo. — È ben quella l’abitazione del mio arabo. — Quindi, volgendosi verso il negro, disse: — Noleggiamo la tua barca per tutta la giornata.

— Vi aspetterò qui?

— Sì — rispose Matteo.

Aiutò il compagno a scendere e si cacciò in mezzo alle case e alle casette di cui era popolata tutta la penisoletta.

Zanzibar è una città molto commerciale e anche molto abitata. Dall’alba al tramonto, le sue vie sono ingombre di una folla affaccendata.

Si traffica sulle calate del porto, nelle vie, nelle viuzze, nei bazar, nei caffè arabi, che sono numerosi, e negli spacci di liquori, anche questi abbondanti e tenuti quasi del tutto da portoghesi.

Non è una città veramente africana; è mezzo araba, un po’ indiana, un po’ persiana, un po’ negra e un pochino anche europea, incontrandovisi i tipi di tutte le razze.

Gl’indiani vi esercitano il piccolo commercio; gli arabi trafficano con le carovane; i baniani ed i parti di razza persiana commerciano in metalli preziosi. Queste due razze sono dei veri ebrei: avidi, rapaci e perciò disprezzati da tutti, anche perchè sono considerati come pagani, essendo adoratori del fuoco.