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il treno volante 81

ficata, rispose con due colpi di mauser che fecero scappare precipitosamente il cacciatore.

— Cercheremo di tenerci fuori di portata anche delle armi da fuoco — disse il tedesco.

— I negri di queste regioni non scarseggiano di fucili — disse El-Kabir. — Posseggono, questo è vero, armi molto vecchie che tirano malamente, tuttavia una palla è sempre pericolosa.

— Chi ha armato questi indigeni?

— Gli arabi di Taborah pagano le merci che acquistano e gli schiavi con armi e munizioni che fanno venire da Zanzibar.

— Anche i Ruga-Ruga ne posseggono?

— Ne hanno un numero discreto e Nurambo si è anche procurato dei fucili moderni.

— Prendiamo le nostre precauzioni per non perdere i nostri palloni.

A mezzogiorno il Germania giungeva presso una catena di colline ed essendo questa piuttosto alta il tedesco si vide costretto a gettare duecento chilogrammi di zavorra, innalzando il treno volante a settecentocinquanta metri.

Ciò non ostante il Germania dovette strisciare sopra le cime degli alberi che crescevano sul culmine di una collina.

Superate quelle vette, discese in una immensa pianura coperta di baobab, piante enormi, ciascuna delle quali forma una piccola foresta e che hanno dei tronchi così grossi che quaranta uomini uniti non riescono ad abbracciarli.

In mezzo a quella pianura si vedeva un grosso villaggio formato da due o trecento capanne e da un vasto tembè, capannone circondato da cinte e da cortili coperti da tettoie, sede dei capi.

Il vento spingeva il Germania precisamente in quella direzione.

— Che villaggio sarà quello? — disse il tedesco all’arabo.

— È Mhonda — rispose questi. — Forma un piccolo regno indipendente, governato da un sultano usagaro.

— Un barbaro?

— No, tutt’altro. È anzi stato sempre amico dei bianchi.