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174 Capitolo Diciottesimo.

— E noi? Che cosa ne faranno di noi?

— Siete fortunati voi, signore. Gli Eimuri non hanno per ora alcuna intenzione di divorarvi.

— Sai perchè inseguivano il tuo padrone?

— Sì, per farne un pyaie. Quello degli Eimuri è morto e bisogna surrogarlo. Una tribù senza pyaie è come un uomo senza testa.

L’avete veduto il mio padrone?

— Sì e l’abbiamo lasciato ieri sera... —

Un rauco muggito del capo lo interruppe. L’Eimuro cominciava ad impazientirsi di quel lungo colloquio di cui non riusciva a comprendere una sola parola e cominciava a guardare minacciosamente il ragazzo.

Gli rivolse alcune parole battendo furiosamente contro il suolo la sua pesantissima mazza.

— Il capo desidera sapere se siete anche voi dei pyaie nel vostro paese.

— Tutti gli uomini bianchi lo sono, — rispose Alvaro.

— Egli promette di risparmiarvi a condizione che diventate i pyaie della sua tribù. Se vi preme salvare la vita, non rifiutate.

— Noi stregoni degli Eimuri, di questi ributtanti selvaggi! — esclamò Alvaro. — Che cosa ne dici, Garcia.

— Che è meglio diventare maghi piuttosto di finire sulla graticola, signor Alvaro, — rispose il mozzo. — Intanto guadagniamo tempo. Se il marinaio sfugge all’inseguimento, sono certo che non ci abbandonerà.

— Hai ragione, Garcia, — disse il signor Viana dopo un momento di riflessione. — Sì, Diaz non ci lascerà nelle mani di questi mangiatori di carne umana. —

Quindi volgendosi al ragazzo, disse:

— Avverti il capo che noi accettiamo. —

Quando l’Eimuro fu informato della loro decisione una gioia pazza si dipinse nel suo viso ed i suoi occhi nerissimi, dal lampo cupo, fiammeggiarono.

Gettò lungi da sè la clava e pronunciò alcune parole volgendosi prima verso Alvaro e quindi verso il mozzo.

— Che cosa dice? — chiese il primo, al giovanetto.

— Che voi sarete il grande pyaie ed il vostro compagno il piccolo pyaie e che con stregoni così potenti la sua tribù diverrà invincibile e non mancherà più di carne umana.