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La zattera vivente. | 91 |
zampaccie e allungava ed accorciava comicamente il collo senza però riuscire nemmeno a scuotere il pesante guscio.
Alvaro ed il mozzo la circondarono col budello, assicurandolo solidamente sui margini della corazza ossea indi per meglio impedire al rettile di sommergersi e anche per riparare il leggero galleggiante che poteva venire offeso dalle spine delle victorie, e scoppiare sul momento, legarono come meglio poterono alcuni fasci di canne, formando una specie d’armatura.
— Come si troverà male questa povera tartaruga, quando sarà in acqua, — disse il mozzo ridendo.
— Specialmente quando la cavalcheremo, — rispose Alvaro.
— E come farete a guidarla, signore?
— A colpi di bastone, mio caro che le applicherai a destra od a sinistra.
— Voi però avete dimenticato una cosa importantissima.
— E quale, mio buon Garcia?
— Io dovrò rimanere sull’isolotto, giacchè due saremmo troppi per la testuggine.
— Sarò io invece che aspetterò il tuo ritorno. Tu sei molto meno pesante di me e riuscirai meglio nell’impresa.
— E voi come attraverserete la palude?
— Con una zattera che costruirai. Vorresti tu che la testuggine fosse così sciocca da tornare da sola qui per prendermi?
— Trovate risposta a tutto, signore.
— Hai paura?
— Monterei anche un serpente purchè mi conducesse alla riva, — rispose il coraggioso ragazzo, senza esitare.
— Allora mettiti in viaggio. Porterai con te l’archibugio e la scure. Bada di tenere le gambe ben raccolte sul guscio e se vedi qualche caimano accostarsi, spara senza far economia di palle e di polvere. D’altronde credo che nessuno oserà importunarti e sono certo che tu approderai alla riva senza incidenti.
— Sarò un cavaliere ben comico, signore. Cavalcare una tartaruga! Non me lo sarei mai immaginato.
— Sbrighiamoci, Garcia. Ho sete e anche molta fame e tu non devi averne meno. Questa sera però prenderemo una bella rivincita.
— Cucinando la mia cavalcatura?
— Dentro il suo guscio, — rispose Alvaro, ridendo.
Rovesciarono con precauzione la testuggine spingendola verso