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244 Capitolo trentatreesimo

— Kalani!... — esclamò il ragazzo, con accento di terrore. — Alfredo, fuggi o ti ucciderà.

— Fuggire io!... — disse il cacciatore, rizzando fieramente l’alta statura. — Sarò io che ucciderò Kalani, mio Bruno. —

Poi, volgendosi verso il suo schiavo e verso Gamani:

— Scendete nell’ortaglia e appena Kalani sarà entrato chiudete il cancello onde non ci sfugga. —

Prese il giovane fratello, se lo alzò fino alle labbra e lo baciò, quindi lo ricoricò sul cuscino, dicendogli:

— Rimarrai qui con questo negro mio amico, il quale veglierà su di te. Qualunque cosa accada, non ti muoverai.

— Ma cosa vuoi fare, fratello?...

— Compiere un giuramento che feci la notte che ti rapirono. Silenzio ed aspetta il mio ritorno. —

Fece cenno ad Antao di seguirlo, mentre il padre di Urada imbavagliava e legava lo schiavo che li aveva guidati in quella stanza.

I due bianchi scesero a pianterreno, trascinarono gli schiavi in un corridoio vicino, poi si misero in osservazione alle feritoie.

Kalani era allora entrato nell’ortaglia e s’avviava verso la sua casa, scortato dalle due sentinelle che aveva trovate dinanzi alla cancellata e che di certo non sospettava che fossero nemiche.

Indossava ancora il costume di gran sacerdote che aveva sfoggiato al mattino per comandare la festa del sangue e pareva che fosse molto alticcio, poichè il suo passo era incerto, tentennante. Doveva aver bevuto parecchie bottiglie con Geletè, Behanzin, ed i gran cabeceri.

Attraversò l’ortaglia canterellando fra i denti, salì i tre gradini, passò la stanza oscura ed entrò in quella illuminata, gridando:

— Schiavi dannati, entra il padrone!... Accorrete, se non volete che faccia scorticare la vostra vecchia pelle. —

Ad un tratto arretrò. Aveva scorto i vasi rovesciati e le sedie gettate a terra. Diffidente per natura, sospettò forse qualche tradimento, poichè aprì il mantello mettendo la destra sull’impugnatura del largo e pesante coltello che usano portare i dahomeni.

Non ebbe però il tempo di estrarlo: due uomini armati di fucile erano improvvisamente entrati.

Alfredo si avanzò verso il miserabile che era rimasto immobile, come pietrificato e strappandosi di dosso il mantello di sacerdote, gli chiese con accento terribile: