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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 69

posto negli ultimi carrozzoni e si divertivano a cantare ed a suonare prima di giungere sui campi di dolore e di fatica.

Josè Mirim, che conservava una calma spaventosa, si era spinto fin oltre la prima buca prodotta dall’esplosione delle cartucce e teneva alta la lampada mostrando l’occhio rosso. Ad una curva apparve improvvisamente il treno che s’avanzava con una velocità di ottanta chilometri all’ora. Mandò un grido tonante, mentre faceva ondeggiare vivamente la lampada.

— Alto!... La via è franata!...

Si udirono delle grida, poi lo stridore dei freni rabbiosamente manovrati, poi un cupo rimbombo: una fiammata enorme uscì dal camino.

La macchina, quantunque avesse frenato lo slancio, era uscita dal binario e dopo aver percorso un centinaio di metri si era rovesciata entro la prima buca con un fragore assordante. I quattro carrozzoni che la seguivano, trasportati dal proprio slancio, si accavallarono sul tender con frastuono orrendo, poi ricaddero, mentre dall’interno si udivano urla di spavento e bestemmie.

Quasi nel medesimo tempo quattro o cinque colpi di carabina rintronarono, mentre una voce imperiosa, quella di Josè Mirim, urlava:

— Guai a chi oppone resistenza!... I miei uomini sono armati e fucileranno chi tenta di ribellarsi!...

Nove vaqueros ed i quattro negri guidati dal Re dei Granchi si erano fatti innanzi, portando in una mano una torcia, e nell’altra una carabina spianata.

Fra le grida dei viaggiatori terrorizzati si era udito un comando che partiva dal secondo carrozzone, il quale per un vero miracolo era rimasto intatto:

— Fuoco su quei briganti!...

Sette od otto colpi di rivoltella, sparati però a casaccio, avevano tenuto dietro a quell’ordine, facendo indietreggiare vivamente i negri ed i vaqueros, che non s’aspettavano di trovare alcuna resistenza da parte dei viaggiatori.

Il Re dei Granchi aveva mandato un urlo di furore.

— L’ingegnere Harris!...

— Una scarica là dentro!... — aveva gridato Sam, che non mancava d’audacia.

— Per ucciderla? No!... — aveva risposto Simone.

Josè Mirim, alla testa d’una mezza dozzina dei suoi uomini si era fatto innanzi, gridando:

— Fermi tutti e abbasso le armi. Non vogliamo depredare nessuno, nè faremo alcun male a chi ci lascerà tranquilli.