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Pagina:Salgari - La Sovrana del Campo d'Oro.djvu/81

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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 75

disseminati a grandi distanze, circondati da palizzate abbastanza alte da impedire agli agili e ferocissimi giaguari di varcarle.

Alla sera, dopo essere passati dinanzi ad un gran numero di stazioni, per la maggior parte piccole, il treno, che si era arrestato pochi minuti dinanzi a Barston ed a Needles, giungeva al ponte gettato con grande ardimento sulle acque del Rio Colorado, il più grosso fiume dell’Ovest americano.

E’ uno dei più bei corsi d’acqua che bagnino le terre degli Stati Occidentali, passando successivamente fra le selve del Wyoming, le terre salate dell’Utah e le sconfinate praterie dell’Arizona, per solcare nel suo ultimo tratto un lembo della Vecchia California, e sfociare poi nel golfo omonimo.

Grossi affluenti che provengono da tutte le direzioni, come il Piccolo Colorado ed il Rio Gila, lo rendono ricco d’acque, che poi si perdono in buona parte fra i terreni sabbiosi della foce.

Nel momento in cui il treno transitava sul ponte, numerose persone, quasi tutti meticci, si aggiravano sulle rive, trascinando reti immense, e piantando nel fondo dei pali per formare dighe che si spingevano molto innanzi, verso il mezzo del fiume.

Sulle rocce lungo il corso d’acqua, si vedevano ammassi di pesci che si dibattevano ancora, facendo lampeggiare le loro scaglie dai riflessi metallici. Guizzavano in tutti i sensi e, di tratto in tratto, taluni si slanciavano in alto, spiccando salti di quattro e anche di cinque metri.

— Che cosa pescano? — chiese miss Annie, che era uscita sul terrazzino del carrozzone per meglio osservare quello spettacolo.

— Salmoni, — rispose Harris che l’aveva seguita assieme con Blunt. — Eccoli che giungono dinanzi alle dighe e cominciano il salto. Aprite gli occhi, miss. Li vedete avanzarsi a fior d’acqua?

— E che rumore fanno, — aggiunse Blunt, mentre il treno rallentava la corsa per lasciar agio ai viaggiatori di osservare quella pesca prodigiosa.

Miriadi e miriadi di pesci salivano a galla, per sfuggire alle reti gettate dai pescatori, e, agitando violentemente le code, producevano un rombo fortissimo che copriva il fragore prodotto dal treno sulle lastre metalliche del ponte.

Quantunque scorgessero le dighe, non arrestavano la loro marcia; anzi, conoscevano troppo bene la forza delle proprie code per inquietarsene e ben presto i salti cominciarono.

A centinaia e centinaia si alzavano battendo velocemente le pinne, come i pesci volanti dei mari equatoriali, e passavano sopra gli ostacoli.

Non tutti però. Molti, meno fortunati, cadevano sulle palizzate