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Nei paraggi dello Spitzbergen 191

mente molto remoto, erano coperte di foreste che nulla avevano da invidiare a quelle africane.

– È vero, – disse il tenente Querini. – Da osservazioni recenti fatte dal signor Carlo Ribol alle isole dello Spitzbergen risulterebbe che nelle epoche cretacee, giurassiche e terziarie, quelle terre erano coperte da una flora tropicale, poi subtropicale.

Quello studioso ha potuto trovare molte piante fossili, avanzi di tigli, di platani, di cipressi e le impronte lasciate fra le rocce, di foglie e perfino di frutta.

– Anche nella Groenlandia si sono trovate le tracce di foreste di palme, – disse il capitano Evensen.

– Come sulle coste siberiane, nelle Tundras si sono trovati avanzi di mammouth, animali che non potevano vivere che nei climi caldissimi come i loro cugini gli elefanti.

– Quale strano cambiamento! – esclamò il macchinista, il quale ascoltava attentamente quella interessante descrizione. – Prima le palme tropicali ed ora i ghiacci eterni!... In seguito a quale spaventevole cataclisma è avvenuto questo cambiamento di temperatura?

– Niente cataclismi, – disse il tenente Querini. – Si deve esclusivamente al raffreddamento della terra, lento sì ma costante e che continuerà senza posa.

– Voi dunque credete signore, che un tempo questi mari siano stati navigabili?

– Certo.

– E da quando si sono coperti di ghiacci?

– È impossibile stabilirne l’epoca, però non si esclude che mille anni or sono fossero più navigabili del giorno d’oggi.

– È vero, – disse il capitano Evensen. – Quando i primi iscoto-danesi si spinsero alla conquista delle terre artiche, fra il 900 e il 1000, l’Oceano Artico non doveva essere ancora coperto di ghiacci così enormi come lo è oggidì. In quelle lontane epoche la Groenlandia non era ancora un deserto di ghiaccio, diversamente Erik il Rosso, non l’avrebbe chiamata Terra Verde. E poi come avrebbero potuto vivere dei buoi nella Groenlandia? Provate a portarne uno oggidì e siete certo che non camperebbe, mentre all’epoca....