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222 Capitolo secondo

polari e producono un baccano continuo, assordante, essendo d’indole molto rumorosa.

Oltre a questi, si vedevano pure in gran numero grosse oche, uccelli eider, gabbiani, urie, strolaghe, e legioni di piccoli auk.

S’alzavano, s’abbassavano, s’incrociavano, fra un gridìo assordante, senza spaventarsi per la vicinanza della nave. Anzi, parecchi, scorgendola, avevano spiccato il volo verso di essa come per dare il benvenuto a quegli arditi naviganti dei tiepidi mari del mezzogiorno.

– Quale abbondanza di volatili, – disse il tenente Querini ad Andresen. – Si vede che qui non hanno ancora imparato a temere l’uomo.

– Talvolta si lasciano uccidere a bastonate, signor tenente, – rispose il giovane mastro.

– Vi saranno anche delle foche entro quei seni?

– Ne troveremo qualcuna, signore, non dubitate. In questa stagione hanno già cominciato ad emigrare, però un certo numero rimane sempre su queste terre.

– Ed anche dei trichechi?

– Sono più rari, nondimeno se ne troveranno anche di quelli.

– Mi pare di scorgere delle capanne all’estremità della baia.

– Sono quelle erette dalla spedizione Jackson, signore, – rispose Andresen. – Vi troveremo anche molti viveri, e forse qualche avviso della Cappella.

– Deve essere una nave mandata a raccogliere la spedizione Wellmann, è vero?

– Sì, signore.

– Dove sarà la spedizione?

– Sembra che siasi recata a esplorare il Canale Britannico. Se non è perita, la Cappella la ricondurrà in patria. –

Mentre chiacchieravano, la Stella Polare, approfittando dell’alzarsi della nebbia, si spingeva rapidamente innanzi per dar fondo presso la costa e precisamente di fronte alle capanne di Jackson.

Alcuni leggeri ghiacci, di poca consistenza, vagavano nei dintorni della costa, frangendosi gli uni con gli altri; ostacoli di nessun conto pel robusto sperone della nave.

Al menomo urto cedevano e passavano, frantumati, sotto lo scafo,