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244 | Capitolo quarto |
Bisogna andare innanzi e s’andrà, a dispetto degli ostacoli e delle pressioni.
S. A. R., dal ponte di comando, a fianco di Cagni e di Evensen, comanda intrepidamente la manovra.
Ha gli occhi a tutto e non cessa di dare comandi.
– Macchinista, a tutta forza!... Attenti all’urto!... Un altro canale al nord!... Avanti!... –
La Stella Polare s’avanza faticosamente, ma senza tregua. Quando il ghiaccio non cede all’urto, indietreggia, prende lo slancio, poi si avventa ferocemente addosso all’ostacolo.
Gli alberi tremano fino alla scassa, i madieri gemono, i pennoni oscillano, gli oggetti dispersi pel ponte trabalzano, gli uomini cadono, i cani mandano ululati lamentevoli, ma la voce limpida e squillante del giovane Duca risuona sempre eguale:
– Avanti!
– Sì avanti, sempre avanti Savoia! – grida Cardenti, il bollente marinaio italiano.
Un altro banco viene attaccato, sminuzzato e la Stella Polare guadagna un altro canale, filando a tutto vapore.
– Ne avremo per un bel pezzo, – mormora Andresen. – Riusciremo a trovare un po’ di mare libero?
– Non avete speranza? – chiese il tenente Querini, che s’era spinto fino al castello di prora per rendersi conto dello spessore dei ghiacci.
– Temo, signore, che saremo costretti a tornare indietro. Vedo dei numerosi ice-bergs all’orizzonte e quei colossi non cederanno allo sperone della nostra nave.
– Vi possono essere dei canali.
– Lo dubito, signore, – rispose il giovane mastro.
– Che siamo costretti a cercare un passaggio sulla Terra Alessandra?
– Pur troppo.
– Allora non incontreremo la Cappella.
– Può darsi che quella nave a quest’ora si trovi prigioniera.
– Orsù, non disperiamo ancora.
– Credo che vi sia poco da sperare, tenente, – disse il capitano