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254 | Capitolo sesto |
– E della scialuppa guidata dal tenente Chipp non s’ebbe più alcuna notizia?
– Nessuna, signor tenente, non ostante le accurate ricerche fatte dai superstiti della spedizione e dai russi.
– Un terribile disastro che può forse toccare anche a noi, – disse il tenente Querini.
– Speriamo che la fortuna ci sia propizia, signore. Vi è qualche cosa che ci protegge.
– Sì, la Stella d’Italia.
– Così si dice, – rispose il capitano Evensen, ridendo.
Capitolo VI
Le prime pressioni
Il 31 luglio la Stella Polare era più che mai alle prese coi ghiacci.
I banchi si accumulavano incessantemente attorno alla nave, minacciando di rinserrarla da ogni parte e di imprigionarla prima che avesse potuto trovare una baia acconcia per svernare.
Lo spettacolo che presentavano quei ghiacci era terribile. Detonavano incessantemente, scricchiolavano, zuffolavano sotto le formidabili strette, s’agitavano burrascosamente, s’alzavano o s’abbassavano con cupi boati. Pareva talvolta che sotto d’essi il mare fosse in tempesta e che cercasse, con sforzi poderosi, di rompere quella crosta gelata che lo teneva prigioniero.
Di quando in quando delle colonne o delle piramidi sorgevano bruscamente dai banchi in causa delle incessanti pressioni, si accavallavano paurosamente, poi diroccavano con immenso fracasso, lanciando lontani i blocchi di ghiaccio, come se una mina fosse scoppiata nel loro seno.
La Stella Polare però non si arrestava. Lanciata a tutto vapore continuava ad investire poderosamente i banchi, squarciandoli con grande impeto e filando velocemente attraverso le spaccature.
S. A. R., Cagni ed il capitano Evensen cercavano ansiosamente i