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La «Stella Polare» 21

enormi di tavole di pino, pronte a venire caricate sui piccoli velieri o sulla ferrovia che va a Sandyfjord; ecco la piccola Horten che fronteggia la lanterna, poi Soon più sopra, ma sull’opposta sponda, quindi Hovidsten.

Il canale diventa sempre più stretto e le isolette aumentano. La Stella Polare si avanza con precauzione entro quell’ultimo fjord, mandando di quando in quando dei sonori fischi che si ripercuotono sui pendii delle collinette.

Ad un tratto il fjord si allarga. Le sponde si coprono di case e casette, di segherie, di cartiere, di opifici industriali, di altissimi camini vomitanti, sul limpido ed azzurro cielo, nuvoloni di fumo nero e denso. Il numero delle navi a vela ed a vapore e delle barche e barchette aumenta.

– Christiania! – esclamò Andresen, volgendosi verso le guide.

Sul luminoso orizzonte si delineava rapidamente una selva di case, di torri, di cupole, di campanili e d’antenne di navi semi-avvolte nel fumo uscente da migliaia e migliaia di camini.

– Pronti per calare le ancore!... – si udì gridare il pilota.

Poco dopo la Stella Polare, con la bandiera italiana spiegata a poppa e la norvegese sull’alberetto di maistra, entrava trionfante nel porto per imbarcare le ultime provviste della spedizione polare.


Capitolo III

La partenza

Christiania, la capitale della Norvegia, al pari di Genova si erge ai piedi d’un gruppo di collinette coronanti l’estremità del lunghissimo fjord.

Quantunque conti parecchi secoli di vita, si può chiamarla città moderna. Fu fondata nel 1050, da Arald il Severo, ma un incendio la distrusse quasi completamente nel 1624. Ricostruita appena, fu nuovamente diroccata non dal fuoco questa volta, bensì dagli svedesi che l’avevano presa d’assalto.