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Verso il polo 303


Passaggi non ve ne sono, eppure nessuno vuole ritornare. Attaccano gli enormi massi con le piccozze, li demoliscono pezzo a pezzo, aprono un passaggio, una galleria, un sentiero e vanno innanzi. Ma quali fatiche richiedono quelle poche miglia guadagnate in ventiquattro ore!... È un lavoro da titani che snerva rapidamente ed esaurisce l’energia ed il vigore di tutti.

Ad ogni momento è necessario scaricare le slitte per superare quei passaggi aperti con tanta fatica o staccare i cani da alcune per attaccarli alle altre, causando una perdita di tempo prezioso.

E gli ostacoli, lungi dallo scemare, aumentano invece a tal punto che certi giorni la carovana, dopo un lavoro schiacciante, non riesce a percorrere più di cinquecento metri!... Si sarebbe detto che il polo moltiplicava dinanzi a quegli audaci le barriere di ghiaccio onde non fosse dato loro di accostarlo.

Il capitano Cagni, non ostante le immense fatiche che doveva sfidare, durante le fermate non obliava le osservazioni astronomiche, prendendo doppie altezze del sole coll’orizzonte artificiale, meridiane ed extra-meridiane e determinando le longitudini coi cronometri Pongines, i quali serbavano incolume il tempo di Greenwick.

Non dimenticava pure di fare osservazioni di pressione e di temperatura.

Il freddo intanto si manteneva crudissimo, rendendo difficili gli accampamenti. Quaranta, quarantadue, quarantacinque gradi sotto lo zero! Altro che Alpi!... Anche le guide si lamentavano, quantunque abituate ai geli delle loro alte montagne. E nondimeno per nove giorni quell’ardito drappello lotta tenacemente, sfidando fatiche, freddi, uragani di neve, ice-bergs, spinto da un solo desiderio: quello di guadagnare via, di andare innanzi.

Il 13 marzo il primo drappello composto del capitano Evensen e di due marinai norvegesi torna alla baia di Teplitz.

Il 20 marzo quando la carovana distava circa settanta chilometri dalla baia, il capitano Cagni, che vedeva diminuire i viveri, decide di rimandare al campo un secondo drappello, composto del tenente Querini, del macchinista Stökken e della guida Ollier e di una slitta tirata da dieci cani.