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La fuga di Cordoba 155

— All’incirca.

— Compare!...

— Manco!...

— Andiamocene da qui.

— Senza aver sparato i nostri tromboni?...

— È vero.

— Miriamo dentro la galleria.

— Sì: se lo spirito vi è, lo faremo fuggire. —

Cordoba non aveva perduto una sillaba di quest’interessante dialogo. Si nascose dietro l’angolo della roccia per non ricevere in corpo un paio di chilogrammi di chiodi, poi si levò rapidamente la giacca ed il cappello e mise l’una e l’altro sulla canna del fucile, mormorando:

— Ah... Avete paura degli spiriti?... Ecco un fantoccio che vi farà trottare, miei cari poltroni!... —

In quell’istante i due negri scaricarono i loro enormi tromboni, con un fracasso assordante. La mitraglia penetrò nella galleria con acuti sibili, massacrando le rocce.

— Ah!... Ah!... — esclamò il negro Manco, dilatando la sua larga bocca e mostrando una formidabile dentatura capace di fare invidia ad uno squalo. — Compare!... Abbiamo ucciso lo spirito.

— Sei certo?... — chiese il vecchio.

— Non lo vedo più. Hai veduto se i tromboni ammazzano tutti!... E tu avevi paura!...

— Eri tu che non volevi andare innanzi, Manco. Io non ho mai avuto paura degli spiriti.

— Ma che paura!... Io scherzavo.

— Ed anch’io.

— Allora siamo due prodi.

— Più prodi dei creoli, Manco, te lo assicuro.

— Lo vedremo, — mormorò Cordoba, che si divertiva immensamente alle fanfaronate di quei due negri.

Alzò la canna del fucile sporgendola dall’apertura e fece ondeggiare il fantoccio nel vuoto.

A quella improvvisa apparizione i due valorosi mandarono un urlo di terrore e tale fu la loro emozione che caddero l’uno sull’altro, gridando:

— Lo spettro!... Lo spettro!... —

Risollevatisi, presero i loro tromboni e fuggirono a rompicollo attraverso la foresta, urlando come fossero impazziti.

— Presto, amico, — disse Cordoba allo spagnuolo. — Giacchè la via è libera, approfittiamo per prendere il largo. —

Lasciarono la galleria ed attraversata la spianata di corsa, si cacciarono nel folto della foresta, temendo che le urla dei due negri attirassero sul luogo gli insorti accampati nel fortino.

Dopo un quarto d’ora di corsa disperata, s’arrestarono in mezzo ad una macchia di enormi cedri, mettendosi in ascolto.