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244 | Capitolo ventottesimo |
CAPITOLO XXVIII.
L’inseguimento.
L’indomani poco prima dell’alba, quando le stelle cominciavano ad impallidire, l’Yucatan, dopo una rapida e fortunata traversata, avvistava la lunga catena dei cayos de las Doce Legua.
Quelle isole formano una vera barriera la quale difende le coste meridionali di Cuba dall’altezza di Trinidad all’ampia baia di Buena Esperanza.
Alcune isole hanno dei contorni rilevanti, come quella Grande, quella della Piedra e della Lana, ma le altre sono tutte piccole e un numero infinito non sono che dei semplici scoglietti. Quale aspetto grazioso offrono però le isole di quell’arcipelago!... Quando l’orizzonte è puro, esse si presentano come una serie continua di giardini galleggianti, essendo coperte da una vegetazione splendida, da una vera vegetazione tropicale.
I grandi palmizi, i colossali cedri, gli aranci, i tamarindi, gli smisurati bambù, i mirti del pimento, mostrano la massa cupa e frastagliata delle loro fronde, mentre le rive ridenti sono incoronate di rigogliosi leandri, di rosai africani, di pergolati di gelsomino e dei fiori scarlatti del cordio, e dei profumi si espandono lontani lontani sul mare, spinti dai venti di settentrione.
L’Yucatan che filava con una velocità di quindici a sedici nodi all’ora, correva incontro a quei giardini allineati sul mare, turbando, coll’elica poderosa, quelle acque tranquille e limpide, frettoloso di mettersi al riparo dietro a quella barriera verdeggiante.
La marchesa, il capitano Carrill e Cordoba, appoggiati alla cancellata di prora, guardavano con una certa ansietà se qualche colonna di fumo s’alzava sull’orizzonte, temendo che qualche nave da guerra americana stazionasse presso quelle isole, però fino allora nulla di sospetto si scorgeva. Forse le forze avversarie si stavano concentrando verso Santiago o si erano allontanate per correre incontro alla flotta spagnuola che in quei giorni già si dirigeva, a tutto vapore, verso il golfo del Messico, per accorrere in aiuto della capitale cubana già gravemente minacciata.
Rassicurati dall’assenza di quelle poderose corazzate, Cordoba e la marchesa fecero ravvivare i fuochi e lanciarono l’Yucatan in mezzo alla barriera d’isole e d’isolotti, imboccando il canale del Caballones che si apre fra il cayos della Lana.
La traversata di quel passaggio si compì con una velocità di diciotto nodi all’ora, senza che la piccola nave facesse alcun incontro. Già Cordoba e la marchesa cominciavano a sperare di poter gettarsi sotto le coste di Cuba onde tenersi nascosti in mezzo