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272 Capitolo trentunesimo

quecentoventicinque se si prende quella del mare, tragitto questo che i piroscafi della Sobrinos de Herrera compiono in due giorni.

Essa è situata in fondo ad una delle più belle e più sicure baie dell’isola, capace di contenere una flotta numerosissima, ed ha una popolazione di circa cinquantamila anime, per la maggior parte negri e meticci, i quali si occupano quasi esclusivamente del traffico dello zucchero.

Ha molti edifizi notevoli, sì pubblici che privati, fra i quali le residenze del governatore e dell’arcivescovo e numerose chiese per la maggior parte grandiose, essendo ricco il clero cubano.

La maggior importanza consiste però nel suo porto che è, come si disse, uno dei più belli e dei più sicuri. È una baia assai profonda, di forma irregolarissima, lunga oltre sei chilometri e larga uno e mezzo, con due piccole isole, quella di Smith e quella del Ratone ed un piccolo fiume, il Rio Gascon.

L’accesso vi è difficile, dovendosi percorrere un canale lungo un miglio, largo circa trecento metri e che in certi punti si restringe fino a centottanta ed anche meno.

Le difese del porto sono situate, si può dire, tutte su quel canale, rendendo estremamente pericoloso l’accesso a qualsiasi squadra nemica.

Alla bocca esterna giganteggia il forte Morro, situato su di un’altura, massiccia costruzione di forma irregolare, lunga oltre quattrocento metri, armato d’un gran numero di cannoni per lo più di vecchio calibro. Più oltre, nell’interno del canale altri due forti o meglio due blockhaus di pietra, rafforzati con ferro: la batteria dell’Estrella ed il castelluccio di Santa Catalina.

Sulla sponda destra si trova il forte della Sopaca, situato in buona posizione, quasi a metà del canale in modo però da dominare il mare e da aiutare validamente il Morro.

Dalla parte di terra invece, prima della guerra non vi erano che pochi terrapieni armati da piccole bocche da fuoco, sufficienti per tenere indietro gl’insorti ed una batteria, quella chiamata del Blanco. Dopo però lo scoppio delle ostilità gli spagnuoli si erano affrettati ad erigere nuove batterie non solo nei pressi della città, ma anche più lontano, a El Caney e ad Aguadores.


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Un immenso scoppio d’entusiasmo, aveva salutato l’arrivo della piccola nave, guidata dall’intrepida marchesa del Castillo.

Mentre le navi di Cervera proiettavano sul valoroso yacht sprazzi di luce elettrica per rendergli più agevole l’entrata nella baia, dagli spalti della batteria dell’Estrella, da quelli della Sopaca e del forte di Santa Catalina, i soldati spagnuoli salutavano con strepitosi evviva gli audaci violatori del blocco, mentre gli equipaggi del Cristobal Colon, della Reina Mercedes, dell’Infanta Maria, dell’Almirante Oquendo e della Viscaya, mandavano hurrà formidabili.