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230 | Capitolo XVI. |
deremo del fuoco, Mariquita. Potessi scorgere la Quiqua!.. Dove sarà? E la scialuppa? Ed i miei uomini? —
Si era alzato, guardando dinanzi a sè. Gli pareva di scorgere confusamente, attraverso la nebbia, delle forme oscure che potevano essere le rocce della spiaggia o delle scogliere. Che fosse vicino alla riva non vi era da dubitare. Il ghiaccione subiva scosse sempre impetuose, dovute al ribollimento della risacca. Era necessario prendere terra in un luogo qualunque. Mariquita non avrebbe potuto resistere a lungo a quel freddo, con quelle vesti bagnate, esposta a quel vento che a poco a poco la gelava, e coricata su quel banco di ghiaccio. L’idea che potesse morire assiderata, atterrì Piotre. Lui non lo sentiva ancora quel terribile freddo. Abituato al clima rigidissimo dell’oceano Antartico, in mezzo a cui viveva la maggior parte dell’anno, e robusto come era, non tremava ancora, quantunque la sua casacca ed i suoi calzoni fossero ormai già coperti d’aghi di ghiacciuoli. Gettò sulla giovane uno sguardo smarrito. Non vi era più rancore in quello sguardo, vi era invece un pazzo terrore. Mariquita, sempre raccolta su sè stessa, col capo mezzo nascosto fra le braccia, i capelli lunghi sciolti sul dorso e stillanti ancora l’acqua, pareva che fosse già intorpidita. Si sarebbe potuto crederla anche morta, senza i brividi che scotevano sempre il suo corpo.
D’un balzo le fu vicino.
— Mariquita!..... Mariquita! — gridò il baleniere con infinita tenerezza. — Alzatevi, venite, cara fanciulla, non rimanete così seduta..... il freddo vi prenderà..... potete morire ed io non voglio perdervi..... —
L’araucana alzò penosamente la testa e lo guardò, balbettando con voce semi-spenta:
— Ho freddo, Piotre:..... ho freddo..... il sangue mi si gela..... —