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254 Capitolo XVIII.


— Degli Ona? — chiese Piotre, che aveva armata la carabina.

— Non lo so, vedremo. —

Il signor Lopez ed il baleniere, fidandosi nella sagacia di quel selvaggio, di cui ormai non diffidavano più, seguirono il margine della macchia salendo lentamente la collina, mentre gli altri due gruppi s’avanzavano attraverso alti macchioni, sparando qualche colpo di fucile verso gli Ona che apparivano sempre numerosissimi sulle creste ed intorno agli immensi bracieri incessantemente alimentati.

Il cacciatore si era gettato in mezzo alle felci, aprendosi faticosamente il passo. Proseguiva diritto, accostando sovente un orecchio al suolo e mandando un sibilo appena percettibile. Ad un tratto si fermò. Un’ombra si era alzata dinanzi a lui: era lo stregone che aveva condotto a terra Piotre ed i marinai.

— Sei riuscito? — chiese l’Ona al cacciatore.

— Sì, essi hanno ormai completa fiducia in me, — rispose l’interrogato. — Credono che io li abbia salvati.

— Potrai quindi salire sul grande canotto ed incendiarlo?

— Ecco quello che dubito, quantunque creda che sulla nave vi sia così poca gente che potreste impadronirvene facilmente.

— Sono quasi tutti a terra gli uomini bianchi?

— Quanti ne hai contati tu?

— Quindici, — rispose lo stregone.

— Allora non ve ne saranno più di quattro sul legno.

— Hanno creduto alla storia che tu hai raccontata?

— Pienamente.

— E la fanciulla?

— È tornata sul gran canotto.

— Faremo un banchetto colossale e festeggeremo il