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88 i naufraghi dello spitzberg


Oscar guardò nella direzione che il baleniere indicava e, con suo grande stupore, vide degli enormi cetacei nuotare maestosamente fra i ghiacci.

Erano sei capidogli grandi come le balene e fors’anche di più, poichè alcuni misuravano perfino venti o ventidue metri di lunghezza, con una circonferenza che non doveva essere inferiore ai quindici o sedici metri. Questi colossi del mare appartengono all’ordine dei cetacei, come le balene, ma sono diversi nella conformazione e differiscono un po’ anche dai capidogli comuni o fiseteri micropi che abitano gli altri mari. Quelli che si trovano nell’Oceano polare sono per lo più maggiormente sviluppati; possiedono una spina dorsale diritta e acuta e la loro testa non è un terzo del corpo, ma la metà!

Figuratevi che bocca quando si apre, e quando si pensi che è armata di denti conici che pesano ognuno un paio di chilogrammi!

Questi mostri sono più vivaci delle balene, più pericolosi, più brutali, più battaglieri. Si scagliano indistintamente contro tutti gli abitanti del mare e assalgono specialmente le balene, le quali cadono sotto i terribili morsi di quelle bocche enormi.

– Che masse! esclamò Oscar, che non si stancava di guardarli. Io non so comprendere come l’uomo osi assalire, con dei semplici ramponi, simili colossi.

– Eppure, professore, si uccidono, disse Tompson.

– Ne avete catturati molti?

– Una dozzina almeno. Quando si ha la fortuna d’incontrarli non si lasciano fuggire, perchè i capidogli dànno maggior profitto delle balene.

– Non lo credevo, capitano.

– In media si ricavano dal loro grasso circa cento tonnellate d’olio, le quali rappresentano un valore di