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136 i cacciatori di foche della baia di baffin


Ciò detto prese un fucile a due canne che stava appoggiato alla murata di babordo, lo esaminò con attenzione per accertarsi se era carico, si passò nella larga cintura di pelle di renna, che stringevagli la casacca, uno di quei terribili coltellacci che gli americani del nord chiamano bowie-knife e balzò sul banco, dicendo con voce tranquilla:

– Attendetemi, giovanotti.

– Ma ci siamo anche noi, padron Tyndhall, dissero alcuni marinai.

– Ed i cacciatori di foche della baia di Baffin non hanno mai avuto paura degli orsi bianchi, aggiunse Grinnell.

– Voleva lasciarvi in riposo, amici miei. So bene che siete tutti coraggiosi e se non lo foste, parola di Tyndhall che non vi avrei arruolati per una così pericolosa spedizione. Se volete venire, non vi rifiuterò siate certi.

– Vi accompagneremo, padrone. Gli orsi bianchi, voi lo sapete, sono formidabili.

– Non venite tutti!... La Shannon può venire portata al largo.

Mac-Chanty, Charchot e Grinnell si precipitarono nella camera di prora e poco dopo ricomparivano armati di pesanti carabine e di ramponi, armi queste che potevano surrogare, e forse vantaggiosamente, le fiocine degli esquimesi. – Il vecchio Tyndhall li aveva già preceduti e si accostava lentamente alla grossa colonna di ghiaccio, cercando di tenersi sottovento.

Già non distava che una diecina di passi, quando vide la neve del campo agitarsi, rigonfiarsi bruscamente, poi aprirsi e comparire un orso bianco di statura mostruosa.

Quell’animalaccio, che fino allora si era mantenuto nascosto sotto la neve in una tana scavatasi per dormire