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capitolo iv — la baia di baffin 159


– La Terra di Baffin! esclamò, con voce gioconda. Se non troviamo molti ostacoli, domani sera potremo ancorarci in qualche comodo fiord o presso le isole della baia di Home. I ghiacci ordinariamente si tengono al largo dalle coste, lasciando dei canali abbastanza ampi per poter veleggiare... dunque speriamo.

Quando ritornò a bordo, i suoi compagni avevano già imbarcata la grascia del tricheco e stavano spiegando le due grandi vele ed i fiocchi del bompresso. Le áncore e le gòmene erano state già ritirate.

– Partiamo, mastro? chiesero.

– Sì, il passo è sgombro, rispose Tyndhall, mettendosi alla barra. Quattro uomini a prora coi buttafuori per respingere i ghiacci e due alle vele.

La Shannon, spinta da un vento piuttosto forte che gonfiava le due grandi vele, si staccò dal pack e filando fra le due barriere dei ghiacci, uscì da quella specie di fiord, con una velocità di cinque nodi all’ora.

Dinanzi a quel canale si erano raggruppati parecchi hummoks e parecchi streams, ma la Shannon, che era provvista d’uno sperone ad angolo retto di vero acciaio, non ebbe difficoltà a frantumarli passandovi sopra.

Al di là di quei primi ghiacci, se ne vedevano altri di mole gigantesca, dei veri ice-bergs che cappeggiavano pericolosamente e che da un istante all’altro potevano perdere l’equilibrio e piombare sulla barca, fracassandola come una nocciuola.

– Mure a babordo!... comandò mastro Tyndhall, cacciando la barra all’orza. Su, voi altri, in mano i buttafuori!...

La lotta ricominciava. I quattro marinai di prora allungavano le loro aste ferrate, respingendo furiosa-