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capitolo vii — la terra di baffin 181


Diedero un ultimo sguardo a quelle pianure percorse da soli pochi uccelli, poi scesero attraverso l’antico letto del torrente e s’imbarcarono nella baleniera.

Non volendo perdere tempo, appena giunto a bordo della Shannon, mastro Tyndhall fece spiegare le vele per portarsi più al nord, dove sapeva esistere dei profondi fiords che voleva assolutamente esplorare, prima di girare al largo.

Non essendovi nebbia ed essendo il mare sgombro di ghiacci nei pressi delle coste, si poteva rimettersi alla vela senza pericolo.

Il freddo era poco intenso, appena 7° centigradi, essendo il sole ancora alto sull’orizzonte, ma non doveva tardare ad aumentare. L’astro diurno abbreviava sempre le sue salite e diventava sempre più scolorito e meno caldo e appena disceso, la temperatura faceva già dei bruschi salti.

I tremendi geli non dovevano essere lontani, e le nevicate non dovevano tardare a rovesciarsi su quelle terre desolate.

La Shannon, girata la punta di Home, mise la prora verso il nord-nord-ovest tenendosi a sole poche gomene dalla Terra di Baffin.

La costa che seguiva era sempre altissima e scendeva a picco. Sulle creste si elevavano delle guglie di ghiaccio, delle arcate strane o delle colonne altissime che scintillavano vivamente sotto i raggi del sole e più sotto si vedevano dei crepacci e delle caverne, presso le quali svolazzavano bande innumerevoli di uccelli marini.

Di tratto in tratto apparivano delle profonde fenditure, dei piccoli fiords entro i quali si precipitavano le onde con interminabili muggiti, ma erano così stretti