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capitolo vii — la terra di baffin 185


Vedendo avanzarsi la baleniera, strepitavano e sbattevano fortemente le ali, producendo un fragore tale, da rassomigliare al precipitare d’una grande cateratta.

Quelli più vicini all’acqua, spaventati, fuggivano, ma poco dopo ritornavano in massa ai loro nidi disputandosi le uova, non essendo più capaci di riconoscere le proprie.

Siccome in quelle fughe disordinate molte uova precipitavano, le femmine, che rimanevano senza, impegnavano lotte furiose colle compagne, facendo un baccano assordante, che si triplicava entro quello stretto vallone.

La baleniera aiutata dal flusso che montava entro il fiord, procedeva rapida, tenendosi nel mezzo per tema che dall’alto si staccasse qualche crostone di ghiaccio, ma quantunque fossero le prime ore del mattino, l’oscurità cresceva in causa della crescente altezza delle due gigantesche pareti e della nebbia che diventava sempre più densa, abbassandosi rapidamente.

A tratti poi, dei soffi violenti scendevano attraverso il vallone, ululando sinistramente e sconvolgendo le oscure acque.

– Per mille corna di caribou! esclamò Charchot, che non poteva stare zitto dieci minuti. Si direbbe che noi stiamo per scendere in un inferno di ghiaccio, mastro. Non ho mai veduto un fiord più tetro di questo.

– Hai ragione, Charchot, rispose Tyndhall, e se non mi premesse fare una visita al deposito dei balenieri, virerei subito di bordo.

– Mastro, disse Mac-Chanty, temo che si prepari una burrasca e che la Shannon corra qualche pericolo.

– Grinnell è un bravo marinaio e si affretterà a gettare le altre àncore.