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192 i cacciatori di foche della baia di baffin


dieci minuti e dopo di aver corso parecchie volte il pericolo di farsi sfracellare assieme alla baleniera, vi riuscirono.

Appena giunto sulla tolda, mastro Tyndhall stese la mano a Grinnell, dicendo:

– Grazie: sei un valente marinaio e te lo dice il più vecchio lupo di mare della costa groenlandese.

Poi balzò verso poppa e afferrò la ribolla del timone gridando:

– Due mani di terzaruoli alle vele e la prora al nord!... Saldi in gambe e attenti ai ghiacci!...

La Shannon aveva virato di bordo e fuggiva lungo la Terra di Baffin, in direzione dello stretto di Lancaster.

La tempesta scoppiava allora con inaudita violenza, sconvolgendo l’immensa baia.

Il vento ruggiva su tutti i toni e sibilava paurosamente fra le vele della piccola nave, balzando dal sud al sud-est con estrema rapidità. Cacciava dinanzi a sè, in una corsa disordinata, il pesante nebbione, lacerandolo o addensandolo e nembi di nevischio che strappava dalle coste della Terra di Baffin, sollevava le acque in forma di montagne che tosto abbatteva, che polverizzava e investiva i ghiacci imprimendo a loro una corsa vertiginosa.

Il mare non muggiva meno paurosamente. Quelle enormi masse liquide, scagliate in direzione del nord, frangendosi fra di loro, producevano tali fragori da soffocare perfino i comandi che mastro Tyndhall lanciava con voce tuonante.

S’alzavano con impeti irresistibili, come se fossero mosse da una forza sottomarina, da spinte prodotte da qualche convulsione del fondo; correvano all’impazzata