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capitolo xi — il ritorno di grinnel 213


La tenda, oggetto assolutamente indispensabile, era rimasta, ma la lampada ad alcool necessaria per riscaldare le vivande, le provviste di liquori, di the e di caffè, il cioccolato, la farina, le quattro casse di biscotti, un barile di porco salato e tutti gli altri fucili, erano stati ingoiati dall’abisso apertosi sotto la baleniera.

– Amici, disse Tyndhall con voce commossa, il disastro non poteva essere più tremendo, ma noi non ci scoraggeremo per ciò e mostreremo all’avversa fortuna come sanno lottare gli uomini della nostra tempra. Bisogna partire senza perdere un solo istante o nessuno di noi rivedrà mai più la Groenlandia, nè tutti coloro che abbiamo lasciato laggiù. Bisogna marciare senza posa attraverso i deserti di neve e di ghiaccio, o la fame ci farà cadere tutti sulle coste della Terra di Baffin. Abbiamo dei viveri appena sufficienti per otto giorni e prima che finisca l’ottavo dì, bisogna giungere al deposito dei balenieri. Vi accordo ventiquattro ore per cercare Grinnell, ma non un’ora di più o saremo perduti.

– Siamo pronti alla lotta, mastro, risposero i marinai. Comandate: cosa dobbiamo fare?

– Raggiungere subito la costa, innanzi tutto. I ghiacci possono ancora spezzarsi e trascinarci al largo.

– Partiamo, mastro.

Divisero i viveri e le armi, trascinarono la baleniera su di un campo di ghiaccio che pareva da anni saldato alla costa, per poterla un giorno ritrovare, nel caso che fossero stati costretti a ritornare in quei paraggi, e volsero le spalle al mare, preceduti da Fox.

I banchi di ghiaccio, compressi dagli ice-bergs che si erano appoggiati contro i loro margini e sollevati dalle furiose ondate scatenate dall’uragano, non presentavano