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capitolo xi — il ritorno di grinnel 215


mente incrostate di ghiaccio, potè giungere senza molte difficoltà sulla cima e di là spaziare gli sguardi sul paese circostante.

Come aveva preveduto, dinanzi a lui si estendeva, a perdita di vista, un vero deserto di ghiaccio e di neve, assolutamente disabitato. Era un immenso altipiano, senza montagne, senza colline, senza depressioni e che doveva prolungarsi, senza variazioni, dalle spiagge della baia di Baffin a quella di Fox e dello stretto di Fury.

Solamente lungo la costa della baia, si sollevava capricciosamente in causa dei fiord e di alcuni ghiacciai che si vedevano scintillare verso il sud.

Mastro Tyndhall stette parecchio tempo assorto in quella contemplazione, poi volse gli sguardi verso il mare guardando con viva attenzione i numerosi banchi di ghiaccio che erravano in balìa delle onde. Egli cercava di distinguere, su quei candidi mostri polari, qualche macchia oscura che indicasse la presenza di qualche corpo umano, ma i suoi sguardi invano percorsero quelle scintillanti superficie, che il pallido sole tingeva di un rosso scolorito e che il nebbione si preparava a offuscare.

Guardò lungo la spiaggia e scorse i suoi uomini disseminati pei banchi. Esploravano le fenditure guidati dal cane, visitavano i margini dei ghiacci cercando almeno di scoprire il cadavere del disgraziato loro camerata e di tratto in tratto gettavan delle tuonanti chiamate o bruciavano qualche carica, ma senz’altro effetto che quello di spaventare i radi uccelli marini che svolazzavano sul mare ormai semi-gelato.

Ridiscese lentamente il bastione appoggiandosi ad un remo della baleniera, e ritornò alla caverna di ghiaccio.